Riceviamo e pubblichiamo un articolo da un blog esterno sulla situazione dei locali commerciali. N.B. Il contenuto dell'articolo non è espressione del pensiero dell' Arcigay Napoli Antinoo.


Può capitare che in una fresca notte d’estate la vita ci ricordi di risiedere in una città detentrice di mal valorizzate ambizioni turistiche e che qualche sconsiderato italiano del nord scelga, spinto da chissà quale atavico e coraggioso spirito d’avventura, di programmare una parte delle sue vacanze nella nostro benemerito capoluogo partenopeo. Sovente, può succedere, che questo atipico turista possa condividere non solo lo spirito d’avventura e un sui generis gusto artistico, ma voglia trovare in una città come Napoli una condivisa movida GLBT.
Ciò per alcuni aspetti potrebbe avere delle caratteristiche peculiari per la nostra città. Non sono tante le città italiane o estere, che offrono un posto aperto e integrato col contesto cittadino come Piazza Bellini, che al di là degli ultimi fatti di intolleranza resta pur sempre un gioiello di integrazione per quanto riguarda la comunità omosessuale, non solo partenopea ma campana tutta. In tale corrispondenza e in presenza di turisti desiderosi di vivere tra l’arte varia anche la mondanità dei locali gay napoletani, sorge spontaneo fare delle differenze con le altre città italiane o estere e di tirare le somme dei risultati di tali considerazioni. Cosa offre la nostra città a un turista gay? Quali sono le alternative alle altre città italiane? Quali sono le nostre punte di diamante e quali le nostre pecche?
Può considerarsi valida un primo excursus sui locali. Ultimamente le alternative sono poche. A parte la mala organizzazione di questa o quella alternativa ai Freelovers, resta concreta un’analisi su ciò che viene offerto dalla principale organizzazione ludica glbt di Napoli. Quindici euro, sottolineo quindici, per un ingresso più consumazione nella ridente e forse un po’ arrangiata location dell’arenile di Napoli. La quale location, rispetto agli anni passati ha subito un vistoso ridimensionamento degli spazi e delle scenografie diventando metafora della scontata classificazione della volta celeste, non più divisa tra cielo maschile e femminile, ma che qui viene divisa tra etero e non etero. Quindici euro che, a onor di cronaca va detto, resteranno invariati sia se verranno proposte serate “evento” sia nel caso contrario, la serata non presenti alcuna speciale organizzazione.
Confrontiamolo con le altre città.
A Roma, con una media ponderata tra i sette e i tredici euro, puoi partecipare a serate dal giovedì alla domenica, prevista la consumazione, in locali con una sicuramente più notevole presenza quantitativa e con un’inconfutabile notorietà nazionale (in tre settimane solo il Village ha raggiunto le 50mila presenze). Si vedano locali dal nome come GayVillage (Giovedì sette euro con consumazione e Venerdì e Sabato tredici con consumazione), Alpheus (ingresso sette euro senza consumazione, ma prima consumazione a sette euro non obbligatoria), Alien (ingresso dodici euro con consumazione) e Muccassassina (con i suoi dodici euro con consumazione) o in alternativa – e molte città un’alternativa la offrono – Circolo degli artisti, solo di venerdì con i suoi dieci euro con consumazione; e poi Alibi (dieci euro con consumazione), fino ad arrivare al top della convenienza – ammesso che possa essere quella un’esigenza per un turista o per un autoctono – del free entry al Phag, usanza spesso sovvertita con la sopportabile quota di cinque euro cinque richiesta talvolta.
E che dire di Milano, nota città italiana con alti livelli di inflazione col sempre conseguente carovita. Cito nomi come: Billy club (diciotto euro con consumazione, ma con serate quasi sempre evento), oppure Kitsch (free entry fino alle 24) dodici euro con consumazione, ridotto universitari 10 euro, almeno ogni tanto c’è chi pensa pure a loro, visto che in molte delle città sopra citate risiede una nutrita comunità di studenti fuori sede. A Torino poi, tutti gli happy hours della domenica con cibo a volontà prevedono quote non superiori ai dieci euro e c’è anche, udite udite, la consumazione alcolica; dove, inoltre, le serate del venerdì sono sempre free entry e il sabato variano tra i dieci e i dodici euro. Parliamo anche di Bologna con l’istituzione del Cassero, dove gli ingressi variano dai cinque ai dieci euro con consumazione, spesso free entry per i tesserati arci e dove solo la serata ufficiale per il Bologna Pride, organizzata malissimo bisogna ribadirlo, ha raggiunto quota quindici euro ormai di norma a Napoli.
Può capitare che questi turisti, un po’ colpiti dalla semplicità dei nostri allestimenti e quindi assaliti da malinconici ricordi di trascorse adolescenziali feste di maturità, taluni invidiando la ormai persa freschezza dei diciassette anni tanto ben rappresentati dalla clientela partenopea, decidano comunque di divertirsi, di spendere soldi in consumazioni e bagordi, ma di vedersi abbassare la musica alle 4 di notte senza nessuna ragionevole motivazione.
Volendo tralasciare gli aspetti veniali della questione per soffermarsi su aspetti sicuramente più aulici della promozione socio-culturale, non certo aiutata da un prezzario tanto speculativo e indecente, si potrebbe porre l’accento sulla funzione sociale e d'integrazione che i locali gay dovrebbero avere, con lo scopo di aggregare, emancipare e far uscire allo scoperto; non si può che, anche involontariamente, sottolineare la totale assenza di politica glbt in Campania. Nessuna propaganda nei locali se non per sponsorizzare questa o quella offerta viaggio presso una o l’altra meta da pride. Non si può non suscitare il ragionevole dubbio che le questioni omosessuali a Napoli siano sentite solo come elemento speculativo o di promozione personale d’interessi e protagonismi, dimostrati da troppe associazioni con le stesse finalità, nessuna concorrenza nelle organizzazioni dei locali, poca chiarezza verso il pubblico subissato da messaggi pubblicitari altisonanti, sempre meno spesso corrispondenti a realtà. Può capitare così di trovarsi in una fallimentare serata al LoveVillage, dove suolo pubblico viene pubblicizzato per locale notturno con dubbie finalità da cruising, e dove ad un certo punto ti vedi arrivare una volante della polizia; dove, inoltre, entri gratis, ma non puoi uscire prima delle due se non pagando e se chiedi spiegazioni o chiarimenti ti senti cacciar via dal locale in malo modo, tranciando di una buona metà, la consistente presenza umana di dieci, dico dieci persone.

Se qui si è parlato solo di difetti e non di pregi, ci conforti che tali difetti e non pregi riguardano solo la capacità organizzativa delle associazioni partenopee; la bellezza della nostra città, in questa sede come in altre, non può e non viene minimamente confutata ed è in grado di ripagare un turista di tutte le emozioni auspicate. Il calore di molti di noi, cittadini residenti e non, diviene quasi un imperativo morale a sostituire dubbie pecche nella gestione dei servizi che se messi in dubbio, trovano risposta nella sempre appellata richiesta di libero arbitrio, espressa con la troppo abusata formula del “se non ti piace, non ci venire”. Noi napoletani che spendiamo soldi e che non ci arrocchiamo in rigide mentalità provinciali, che per lavoro o per diletto ci troviamo a decantare fuori dal napoletano le nostre possibilità, vorremmo finalmente veder valorizzate le nostre bellezze anche da più sensibili e oculate attenzioni organizzative e mondane. Il turista, consolato; a noi, quelli che restano, non rimane che di tornare in quei posti quando si può e di mettere in scena l’essenza dello spirito di un popolo che anche in questa occasione si attesta ogni fine settimana con: “Scurdammece o’passato, simme è Napule paisa’”.

Salvatore Cerullo      

Tratto da: http://la-trave.splinder.com/post/17978956/Speculiamo...

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