BAGHDAD — Due gay iracheni sono stati uccisi e i corpi di altri quattro sono stati rinvenuti a Sadr City, sobborgo meridionale di Baghdad dominato dai seguaci del leader radicale sciita Moqtada Sadr. Il ritrovamento dopo il duro attacco delle autorità religiose che l’altro ieri avevano condannato pubblicamente l’omosessualità.

«Due giovani, sessualmente deviati, sono stati uccisi giovedì da membri delle loro stesse tribù per lavare l’onore della famiglia», hanno affermato fonti da Sadr City che hanno mantenuto l’anonimato.

Fonti della polizia di Bagdad hanno dal canto loro riferito che lo scorso 25 marzo a Sadr City sono stati dissotterrati i corpi di altri quattro omosessuali, ciascuno dei quali contrassegnato dalla scritta «deviato».

Sulla carta, l’omosessualità in Iraq è punita con la detenzione fino a sette anni, mentre secondo il gruppo per i diritti degli omosessuali in Iraq (Iraqi Lgbt), i gay iracheni rischiano di fatto anche la pena di morte, prevista in caso di recidività.

Il gruppo, con sede a Londra, afferma che negli ultimi tre anni vi sono state 34 esecuzioni nel 2008, 33 nel 2007 e 65 nel 2006. Nella tradizionale preghiera del venerdì islamico le autorità religiose del degradato quartiere meridionale di Bagdad erano tornate ad attaccare duramente la presunta diffusione dell’omosessualità in Iraq.
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