Vignetta n.5 del gruppo giovani Antinoo di Napoli: l’ipocrisia sui bambini dei nostri politici.

Vignetta n.5/2019 
Di Maio: “credo che la famiglia sia un papà e una mamma”

Arcigay Antinoo Napoli incontra il Partigiano Amoretti
#IPOCRISIA

Durante la trasmissione “Che tempo che fa”, tanti sono stati i temi trattati dal ministro del lavoro, nonché vicepremier, Di Maio, e  tra tutti questi temi, un minuto è stato speso anche sulla questione delle famiglie arcobaleno. Prevedibilmente, pur parlandone per solo un minuto, il vicepremier è comunque riuscito a risultare fumoso, contraddittorio e dispersivo. Se da una parte ricordava il fatto che i 5 stelle hanno sempre avuto più di una sensibilità sul tema (peccato che alla fine a conseguire vittorie politiche sia solo una di queste sensibilità, quella reazionaria), dall’altra rivendicava la sua educazione cattolica per ribadire che per lui la famiglia é solo ed esclusivamente quella composta da una donna e un uomo. Perché essere cattolici significhi automaticamente dover assumere un comportamento discriminatorio, questo non ci è dato saperlo.

Il punto su cui vorrei concentrare l’attenzione non è solo l’ipocrisia del vicepremier e del movimento 5 stelle, ma come questa ipocrisia fumosa e procrastinatrice vada poi a ricadere sulla vita reale di noi cittadini. A inizio di questo mese, a Bari, il bambino di una coppia composta da due donne non ha avuto la cittadinanza italiana poiché era riconosciuto come figlio non di entrambe le madri ma solo di una delle due. Non avendo il legame biologico con la madre italiana ma solo con quella inglese, e dato che la nostra legislatura é rimasta ferma allo ius sanguinis, questo bambino sarà escluso dall’avere la cittadinanza, esattamente come succede per i figli e le figlie dei migranti di seconda generazione. È interessante notare come poche leggi reazionarie possano colpire più di una minoranza allo stesso tempo, soprattutto quando la politica decide da una parte di abbandonare e dall’altra parte di attaccare come nemico tali minoranze. Ed è ancora più strano vedere come un Di Maio che conclude il suo breve intervento a “Che tempo che fa” dicendo che i bambini non sono un diritto dei genitori si dimentichi così facilmente che i bambini intanto hanno diritti, per esempio il diritto di essere felici, o di stare in una famiglia che li ami, e soprattutto di avere uno Stato che li protegga. Il tipo di politica che lui sta portando avanti come ministro e come vicepremier, cioè indecisa, fumosa e talmente contraddittoria da lasciare ampio spazio di manovra a chi i diritti li vuole solo togliere, non rappresenta sicuramente la forma di protezione di cui i bambini delle minoranze, di tutte le minoranze, avrebbero bisogno in questo momento.
 
Opera di Maria Elena Piro del Gruppo Giovani Antinoo